Il mito dell’assenteismo nella scuola statale

CONFINDUSTRIA calcola che la media dei giorni di assenza retribuita nel settore privato è di 13 GIORNI (per altro Confindustria informa che i giorni di assenza sono in calo ovunque)

Questa la situazione NELLE SCUOLE STATALI ITALIANE:

Giorni medi di assenza dei docenti

Aree   geografiche gg di assenza personale docente statale gg assenza pro capite
Nord Ovest 1.245.097 125.676 9,91
Nord Est 834.329 81.673 10,22
Centro 1.182.601 102.377 11,55
Sud 1.881.817 159.022 11,83
Isole 994.629 73.105 13,61
Totale nazionale 6.138.473 541.853 11,33

Elaborazione Tuttoscuola su dati Miur a.s. 2011- 12  http://www.disal.it/Objects/Pagina.asp?ID=20490

Insieme alla sanità la scuola italiana è il settore pubblico con il livello di assenteismo più basso in assoluto, più basso perfino del settore privato.

Giusto per discutere con cognizione di causa.

In bocca al potere, le parole ‘merito’ ed ‘efficienza’ sono nefaste

Come la mela di Biancaneve, gli strumenti del potere hanno sempre una scorza lucida e una polpa avvelenata. L’Invalsi è uno strumento del potere autoritario, come tale è subdolo nei modi e nocivo negli scopi. Presentato come misuratore delle conoscenze degli studenti, l’Invalsi è invece un classificatore dell’azione autoritaria dei docenti e un misuratore dell’azione omologante delle scuole. I buoni voti dello studente non attestano la sua intelligenza, ma la capacità del docente di essere riuscito -non importa in che modo- a inculcargli le nozioni predefinite, calate dall’alto, ‘finalizzate a’, e pericolosamente massificanti. In bocca al potere, le parole ‘merito’ ed ‘efficienza’ hanno sempre avuto una valenza fortemente antiumana, antisolidale, nefasta, che prefigura guerre fra poveri e ingiustizie. Merito ed efficienza, in un regime come quello Statale, sono, a mio avviso, prerogative che aderiscono soltanto alla filosofia militare.

Oggi ‘gli specialisti’ dell’educazione che si prestano colpevolmente a collaborare con l’Invalsi e con il Ministero, a causa delle proteste della gente e degli insuccessi dei test a livello mondiale, non nascondono il fatto che questi ultimi presentino delle ‘criticità’, così dicono gli specialisti addetti alla lubrificazione degli ingranaggi di sistema. Ma dire ‘criticità’ significa far capire subdolamente alla gente che, in qualche modo, la macchina virulenta può essere aggiustata. No, grazie! Quando il potere dice di voler aggiustare un proprio strumento, significa solo che vuole potenziarlo. Io non chiamerei ‘criticità’ ciò che invece dovrebbe essere chiamato col suo vero nome: abominio progettato. E non aggiusterei mai ciò che invece dovrebbe essere distrutto e dimenticato per sempre. E non mi riferisco soltanto all’Invalsi.
Come in un allevamento intensivo di mucche, dove la quantità di latte estorto determina l’abbattimento dell’animale oppure l’orgogliosa esposizione al mercato a seconda di quanto latte dà il bovino all’allevatore, i docenti saranno controllati, valutati, quindi classificati, destinati a un premio o a una punizione, a seconda del loro rendimento aziendale. I docenti torneranno a essere studenti, giudicati nel loro ruolo di esecutori e dovranno dimostrare di essere degli ottimi esecutori. Dire che il piano è diabolico è ancora troppo poco, anche perché i bambini e i ragazzi saranno percepiti come oggetti, terreno di battaglia, strumenti attraverso cui i docenti si faranno una guerra spietata per accaparrarsi qualche euro in più o per non soccombere. Al potere non basta più l’obbligo scolastico, vuole adesso anche l’obbligo di efficienza da parte dei suoi esecutori al fine di garantirsi una produzione di sudditi molto più sudditi e capillarmente omologati. Che non ne sfugga uno! E’ evidente che il potere ha sempre più paura e si regge su piedi d’argilla, oggi più di ieri.
E la gente, la massa, che cosa dice? Non avendo mai avuto una formazione libertaria capace di demistificare ogni atto del potere e di rifiutarlo a priori, la massa persegue la linea autoritaria acquisita culturalmente, e per questa massa è evidente che un miglioramento di qualsiasi situazione -a scuola come fuori- debba attuarsi per mezzo dell’autoritarismo e dei suoi strumenti. D’altra parte, lo vediamo anche a scuola, là dove esiste un problema da affrontare, gli strumenti invocati sono quelli per cui, ad esempio, la giustizia viene interpretata come vendetta punitiva. Nulla di strano, dunque, se la gente più cieca inneggi alla guerra fra poveri (qui categoria docenti) per migliorare l’azione devastante della scuola sugli studenti. Migliorare l’autoritarismo. Migliorare le tecniche di sfruttamento e di indottrinamento. Migliorare l’efficienza dei sorveglianti esecutori. Significa in sostanza inasprire la linea autoritaria del sistema e gli effetti del suo progetto, occulto ormai solo a chi non lo vuol vedere. La massa, quale prodotto del sistema, è di per sé antidemocratica e fascista, diceva Adorno, e ahimé si vede.

P.S. Non che io, sulla questione Invalsi, non abbia mai allertato i miei colleghi e le mie colleghe, ne parlavo già nel 2009, ma a quel tempo ricevetti da loro soltanto qualche risatina e un’alzata di spalle. Alcuni di loro oggi hanno capito, altri continuano ad avere lo stesso atteggiamento menefreghista. E sia ….

M.C.

Leggi anche Ivan Illich DESCOLARIZZARE LA SOCIETA’ http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=111&id=525

SCUOLA PUBBLICA SOTTO ASSEDIO https://noisiamolascuolapubblica.wordpress.com/2013/05/24/la-scuola-pubblica-sotto-assedio/

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Invalsi e valutazione: una questione di classe

Riblogged da l’Unità on line – di Claudia Pepe

Caro Dott. Augias, sono un’insegnante e l’ho sempre stimata per la sua intelligenza, per la sua forma per i contenuti che proponeva nelle sue trasmissioni e nei suoi articoli. Ma oggi mi sento in un profondo disaccordo quando leggo la sua opinione su Repubblica riguardanti le prove Invalsi e ilvalore che attribuisce a questi test nozionistici che addirittura, secondo lei e il Signor Boeri, sarebbero decisivi e darebbero informazioni importanti per l’iscrizione dei propri figli a questa o a quella scuola.

Forse non avete ben letto la legge 15 marzo 1997, n, 59, riguardante l’Autonomia Scolastica di cui lo scopo è realizzare interventi educativi e fomativi mirati allo sviluppo della persona, ampliando l’offerta formativa, adeguandoli a CONTINUA A LEGGERE http://questione-di-classe.comunita.unita.it/2014/06/02/106/

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GRAZIE BOLOGNA, E’ STATO UN ONORE.

Nonostante la SANTA ALLEANZA fra Sindaco di Bologna […] che ha mandato una lettera a casa dei bolognesi per invitarli a votare B, e ha fatto un tour propagandistico per tutti i quartieri), gli assessori, il partito locale, i parlamentari da Roma… Ai quali si è aggiunta la propaganda nelle parrocchie, quella del PdL, della Lega Nord, di Scelta Civica, e gli endorsement di Bagnasco, di Prodi, di Renzi, di due ministri della repubblica, più le dichiarazioni di Ascom, Unindustria e del CNA,

dal blog di Giulio Cavalli

50.000 bolognesi hanno sostenuto il comitato di […] trenta volontari, appoggiato solo da un paio di partiti minori e qualche categoria sindacale, che ha raccolto l’appoggio di tutti gli ultimi intellettuali e artisti di sinistra rimasti in Italia.

Bologna ha ribadito:  SENZA ONERI PER LO STATO. 

Grazie Bologna, anche per me sostenervi è stato un onore!

bologna

La scuola pubblica sotto assedio

Se il nostro fosse un paese normale, e sano e con una classe dirigente degna e decente (e un’economia che ci lasciasse respirare e dedicarci a più piacevoli occupazioni che cercare di sopravvivere in un mondo che si sta sgretolando in real time)  potremmo anche soffermarci sull’interessante e controversa questione della scolarizzazione di massa, della sua vocazione livellatrice e di difesa dello status quo.

Se non vivessimo una realtà destabilizzante per cui non possiamo permetterci di distrarci ma dobbiamo restare focalizzati sui pochi principi e diritti fondamentali che ancora riusciamo a far sopravvivere nel nostro sventurato paese, sarebbe utile ripensare il concetto di istruzione, di scolarizzazione, della differenza fra trasmissione della cultura e trasmissione dei valori commerciali della società.

Nonostante conosca personalmente realtà scolastiche dove si cerca di insegnare/imparare – impari mentre insegni  –  la libertà di pensiero e il lungo percorso all’autodeterminazione, trovo sempre attuale la critica alla scuola di massa di Illich e tentatrice la sua soluzione: descolarizzare la società…

Ma non possiamo permetterci le brioches quando ci manca il pane!! Non possiamo permetterci il lusso di proporre un superamento del modello di istruzione come lo conosciamo perchè i nemici della scuola pubblica non aspettano altro che un minimo cedimento ideologico  (e di cedimenti nel mondo della scuola ce ne sono già stati tanti!) per dare le ultime spallate e smantellare tutto quanto.  Sostituendo quella che è stata un’esperienza sociale e culturale straordinaria con una bella sventagliata di sussidiarietà. Leggi scuole private sovvenzionate con denaro pubblico, e scuole statali residuali e solo per poveracci.

E’ innegabile che qualcosa vada cambiato in questa nostra scuola che perde il 20% di studenti ogni anno alle superiori, così che ad es negli istituti tecnici di 3 o 4 classi prime ne restano 1 o 2 in quinta, degli studenti che avevano iniziato il percorso formativo la metà non lo conclude, e solo 1 matricola su 5 termina gli studi universitari.

Abbandono scolastico in Italia, per regione (totale, maschi, femmine)

% di abbandono scolastico in Italia, per regione

Ma vogliamo riflettere sul cambiamento necessario senza la spada di Damocle della dismissione! Vogliamo ragionare sul senso della scuola, su come è oggi e come dovrebbe essere, erede di un mondo che non c’è più ma ancora incapace di operare in modo  nuovo in un mondo nuovo, ma vogliamo farlo liberamente, vogliamo un dibattito ampio e approfondito nella società e il tempo necessario per farlo, senza l’alito infuocato dell’iniziativa scolastica privata che ci soffia sul collo, e ci sottrae risorse!!

Siamo nella tragica situazione per cui invece di una vera e profonda riflessione per difendere il valore dell’istruzione universale, rivedendone i cardini pedagogici e filosofici, ci tocca traccheggiare per farci comprare la carta igienica;  invece di volare alto ci tocca stringere i denti e cercare di insegnare qualcosa a 27/30 ragazzi, mentre i 3 o 4 ospiti giornalieri in arrivo dalle classi prive di supplente si stringono negli unici 2 mq ancora liberi della classe: cioè quelli davanti all’uscita di sicurezza.

Referendum Bologna 26 maggio 2013. Contro il finanziamento alle scuole private

Referendum Bologna 26 maggio 2013. Per abolire il finanziamento alle scuole private

Ebbene sì, sono ideologica. Niente oneri per lo stato niente oneri per lo stato niente oneri per lo stato…

No finanziamenti alle private, al referendum di Bologna vota l’opzione A.  

E a Prodi che vota B dicendo “perchè bocciare un accordo che ha funzionato per anni?”

rispondiamo:  Ma perchè è un accordo che RIDISTRIBUISCE LA RICCHEZZA, DAI POVERI AI RICCHI. Ci credo che ha funzionato tanto bene per anni!

Articolo originale qui e qui

Caro Sindaco,

sono una maestra piuttosto avanti con l’età e finora non avevo mai scritto una lettera pubblica, né ai giornali né a singole personalità politiche, ma oggi, dopo avere letto la letterache Lei ha scritto alle mamme e ai papà di Bologna in merito al referendum consultivo del 26 maggio non sono riuscita a trattenermi.

Ci sono diversi punti della Sua Lettera che mi hanno fatta sobbalzare sulla sedia, prima per l’incredulità e poi per l’indignazione. Il primo è l’uso dispregiativo dell’aggettivo “ideologico”. Cercando sul dizionario (le avevo anticipato che sono una maestra) la definizione di “ideologia” trovo che vuol dire “sistema d’idee che costituisce la base di un movimento o di un partito politico”. Usato in modo dispregiativo da un politico di professione quale è Lei mi sembra alquanto bizzarro, anche perché poi, poche righe più sotto, fa riferimento alla storia delle scuole comunali di Bologna, “frutto (la sto citando) del lavoro e della passione di generazioni di bravi educatori e insegnanti” e bravi amministratori aggiungo io.

Ma Sindaco, forse Lei era troppo giovane o non ha vissuto dall’interno, come me, quella stagione, ma Le assicuro che quella passione che Lei giustamente ricorda era una passione assolutamente ideologica: c’era dietro l’idea di una società che sarebbe dovuta diventare, partendo dalla scuola di tutti e per tutti, più giusta, più equa, più inclusiva e in grado di chiudere la forbice sociale, in poche parole di garantire, come afferma la Costituzione, pari opportunità per tutti a partire dai primi decisivi anni della formazione.

Il referendum poi sarebbe per Lei un “imbroglio ideologico” e afferma che “questo referendum non è per dire se sia meglio la scuola privata o la scuola pubblica, ma per decidere se sia giusto o meno destinare 1 milione alle scuole paritarie private”.

La domanda è proprio questa: è giusto continuare a finanziare un sistema che ha portato a negare all’inizio dell’anno scolastico a centinaia di bambini il diritto ad avere un posto nella scuola dell’infanzia comunale o statale come avevano chiesto?

Perché alcuni hanno il diritto di avere ciò che desiderano ed altri invece no? Un genitore che reclama questo diritto sta usando suo figlio per fini politici? Perché si sta agitando lo spettro degli aumenti delle rette delle private quando tante di queste scuole possono contare su altre e diversificate economie di scala? (Lo so, non posso dimostrarlo perché né io né lei conosciamo i loro bilanci).

Lei non vuole “una società senza cuore affidata alle strumentalizzazioni e alle dispute ideologiche” (di nuovo!). Lei dice di essere “per un’educazione affettuosa”. Ergo, chi non la pensa come lei è per una società senza cuore e per un’educazione insensibile? Ma si rende conto di che cosa ha scritto? Avevo già sentito dire da qualcun altro che chi non l’avesse votato era un imbecille; sentire esprimere lo stesso concetto dal Sindaco che ho votato mi ha lasciata basita.

Io Sindaco pretendo le sue scuse, ma non per me, le pretendo a nome di tutti quei genitori che continuano a volere mandare i propri figli nelle scuole della Repubblica, nonostante la difficile condizione in cui le politiche degli ultimi 20 anni l’hanno ridotta, perché credono che la scuola pubblica dovrebbe essere proprio quella che non c’è ancora, come afferma Lei dandolo come un fatto acquisito a cui rassegnarsi.

Un’anziana cittadina maestra delusa ed indignata.

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